A mia
madre
Ora che il coro
delle coturnici
ti blandisce nel sonno eterno,
rotta
felice schiera in fuga verso i
clivi
vendemmiati del Mesco, or che
la lotta
dei viventi piú infuria, se tu
cedi
come un'ombra la spoglia
(e non è un'ombra,
o gentile, non è ciò che tu
credi)
chi ti proteggerà? La strada
sgombra
non è una via, solo due mani,
un volto,
quelle mani, quel
volto, il gesto d'una
vita che non è un'altra ma se
stessa,
solo questo ti pone nell'eliso
folto d'anima e voci in cui tu
vivi;
e la domanda che tu lasci è
anch'essa
un gesto tuo, all'ombra delle
croci.
Fumo
Conforto delle lunghe insonni notti
d'inverno
- allora in labirinti oscuri
errò, di angoscia, il
pensiero; la mano
corse affannosa al tuo
richiamo -
il
filo
tenue che sale, poi si
rompe, il cielo,
dall'aperta finestra, di
un suo raggio
colora;
e mi ricorda una casetta,
sola
fra i campi, che fumava
per la cena.
Poesie
Montale